La fortuna, come detto in precedenti articoli, è parte integrante del gioco e diventa determinante in molti casi al tavolo da gioco. Alcuni la chiamano sorte altri la chiamano fede nelle proprie carte, ma alcune chiamate sono veramente al limite e quando risultano vincenti possono far impazzire il giocatore che subisce la “sculacchiata”. Ci sono anche esempi celeberrimi di serie fortunate che hanno condizionato un intero torneo. Pensate per esempio al Main Event del 2009 vinto dal famoso Joe Cada che proprio nel momento decisivo ha iniziato a vedere una serie incredibile di mani fortunate. Il tavolo finale di Joe Cada è stato da leggenda e quel giorno sarebbe stato impossibile per chiunque battere lui e la dea bendata. Vincere più mani partendo indietro in modo significativo è un segno del destino e floppare set con coppie di due e tre contro coppie superiori è qualcosa che non succede tutti i giorni, in particolare in un tavolo finale di un Main Event alle WSOP. A volte bisogna avere fede nelle proprie carte e nel momento ed altre volte bisogna invece saper foldare anche delle buone mani per proseguire in un torneo o limitare una perdita ingente. Joe Cada dopo il Main Event disse che non oserà mai più parlare di mala sorte. In ogni caso molti psicologi dicono che per i giocatori di poker i brividi maggiori arrivano in realtà dalle perdite piuttosto che dalle vincite. La linea che separa vittorie e sconfitte è sempre molto piccola e a volte è così facile superarla che si può anche non accorgersi di farlo. In ogni caso cercate di soppesare le volte che siete stati realmente sfortunati rispetto a quelle mani o tornei nei quali la fortuna ha avuto un peso fondamentale in vostro vantaggio. Con vostro grande stupore potreste trovare che esiste un bilancio abbastanza equo tra queste due situazioni.
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